La riforma dei 3 punti (+1)


Ad inizio anni ’90 la FIFA, stufa di squadre che pur di non rischiare preferivano spartire la posta in palio guadagnando un punto a testa, attraverso un atteggiamento rinunciatario sfavorevole allo spettacolo, preferì alzare la posta in palio da 2 a 3 punti a vittoria. Prendiamo il caso dei campionati dove le squadre costruivano la salvezza con vittorie casalinghe e preziosi pareggi atti a muovere la classifica. Già nell’allora First Division inglese (lontana antenata dell’odierna Premier League), a partire dall'edizione 1981-82, il premio per la vittoria era fissato a 3 punti, così da spingere le squadre a giocare in maniera più offensiva al fine di ottenere il risultato pieno. Dai Mondiali americani del 1994, nella fase a gironi, la FIFA introdusse per la prima volta la vittoria a 3 punti: soluzione adatta a dare uno sprone maggiore al gioco offensivo e allo spettacolo, ma che non calza perfettamente su una competizione tarata su 24 squadre, con la sola eliminazione di 8 nazionali nella fase a gironi.

Le regole stabiliscono forma e funzione
La Serie A dalla stagione 1994-95 si conforma al nuovo diktat FIFA: 3 punti in classifica per la vittoria, 1 punto a testa per il pareggio e 0 per la sconfitta. Vincitrice di quel campionato sarà la Juventus di Marcello Lippi, che chiuderà davanti alla Lazio di Zdenek Zeman (addirittura miglior difesa del torneo). Stiamo parlando di due squadre i cui allenatori hanno dato un’impronta particolarmente offensiva al proprio gioco, ovviamente con interpretazioni molto differenti delle due fasi. La vittoria a 3 punti finalmente gratifica il credo offensivo di molti allenatori.
 In ogni sport perfino la più piccola modifica al regolamento ne può modificare irrimediabilmente la natura, portando ad elusioni del sistema se la regola non è ben congegnata o superficiale, come nel caso della Coppa dei Caraibi del 1994. Non è il caso della vittoria a 3 punti, che comporta una modifica nell’atteggiamento da tenere in campo al fine di riscuotere successo. La vittoria a 3 punti non è studiata per cambiare gli equilibri in vetta al campionato, infatti non c’è mai stato nessun caso nel quale una squadra che vinca il campionato con la vittoria a 3 punti non sarebbe ugualmente campione calcolando il punteggio totale attribuendo 2 punti a vittoria anziché 3 (unico caso limite la Serie A edizione 2001-02, dove Juve e Roma sarebbero state a pari punti attribuendo 2 punti a vittoria). Inoltre con la vittoria a 3 punti è sì più facile andare in fuga, ma è anche più facile essere rimontati. La vera differenza si crea ai piani bassi, dove le piccole squadre per salvarsi non possono più far catenaccio per ottenere un punto sul quale costruire la salvezza, ma devono rischiare di più per vincere. Questo perché, se prima con una vittoria si poteva ottenere il doppio dei punti ottenibili con un pareggio, ora con una vittoria si ottiene il triplo dei punti che si otterrebbe con un pareggio. È semplice aritmetica.

Nuove proposte
Nell’ultimo triennio il calcio ha avuto una serie di evoluzioni e sperimentazioni che sembrano aver traslato di almeno dieci anni nel futuro. Prendiamo come anno 0 il 2014, anno del Mondiale in Brasile; prima di quel Mondiale non si era mai assistito ad una partita con la Goal Line Technology e gli arbitri non avevano la bomboletta per segnare la distanza della barriera nelle punizioni di prima (tranne che in qualche campionato). Dopo quel Mondiale i vertici del calcio si sono aperti al VAR (Video Assistance Referee), che in Serie A sarà già in uso dal prossimo campionato. Si parla di inserire un quarto cambio supplementare per i tempi supplementari (queste ultime due proposte sono state applicate con successo in via sperimentale agli ultimi Mondiali per Club). Nella seconda settimana di Gennaio la FIFA ha aperto le porte del Mondiale ad altre 16 squadre che si aggiungeranno alle 32 attuali, per creare un Mondiale a 48 squadre, molto più consono ad esigenze di marketing e TV dettate dai tempi in cui viviamo. A ciò si aggiunge la nuova formula dei calci di rigore, che passa dal classico ABAB ad ABBA, per distribuire meglio la pressione del tiro dagli 11 metri e non favorire la squadra che calcia per prima delle due, sperimentata ai Mondiali Under 20. Un’altra modifica che il presidente FIFA Infantino ha dichiarato di voler apportare al gioco più bello del mondo consiste nei calci di rigore anche nelle partite della fase a gironi dei Mondiali conclusesi col risultato di pareggio; entrambe le squadre avranno 1 punto a testa e la vincitrice dei calci di rigore avrà un punto aggiuntivo, proprio come accadeva al Trofeo Tim. L’idea proposta è molto audace, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio per la FIFA e le manifestazioni da lei organizzate. Mettiamo al vaglio due casi, uno favorevole e un altro sfavorevole. Un ottimo esempio per questa regola sarebbe Svezia-Danimarca, ultima partita del girone C di Euro 2004, dove le due compagini scandinave pareggiarono 2-2, risultato che condannò l’Italia all’eliminazione. Di casi simili ce ne sono in ogni Mondiale o Europeo da quando è prevista la fase a gironi, ma questa norma può debellare il classico pareggio annunciato che qualifica entrambe le squadre (fermo restando che non porta effettivo svantaggio a nessuna squadra, ma al massimo più onestà). Il secondo caso invece mette in risalto un potenziale lato negativo della norma in questione: nel Mondiale del 2010, su 48 partite disputate nella fase a gironi, ben 14 partite finirono in parità (e quasi la metà per 0-0), lasciando agli appassionati il ricordo di un Mondiale molto tattico e poco propenso allo spettacolo; quindi una norma simile porterebbe molte squadre a rischiare meno per giocarsi tutto alla lotteria dei calci di rigore. In tal senso questa evoluzione comporterebbe un passo indietro rispetto alla fissazione della vittoria a 3 punti.

La Riforma
Anni fa, nel salotto di casa mia, parlando con mio padre, studiammo un modo per rendere più interessante la contesa di un campionato e i rapporti di forza che risultano dalle partite disputate. L’idea è semplice, ma come tutte le idee semplici è da valutare attentamente. I campionati ormai sono competizioni a girone unico a doppia partita (andata e ritorno) dove tutte le partecipanti si affrontano 2 volte. L’innovazione consisterebbe, al termine delle partite del girone di ritorno, nel dare un punto supplementare a quella tra le due squadre che nei due scontri diretti, avvenuti nel corso del campionato, abbia vinto la sfida nell’arco dei 180 minuti.
Facciamo un esempio con Crotone-Bologna, primo match del girone di ritorno della Serie A 2016-17: in entrambi i match i rossoblù emiliani hanno battuto i rossoblù calabresi per 1-0, quindi, nella nostra ipotesi, al Bologna verrebbe attribuito un punto supplementare per aver avuto la meglio sul Crotone sia all’andata che al ritorno. Nella nostra proposta, nei match che nell’arco dei 180 minuti finiscano in parità non verrebbe applicata la regola del goal fuori casa, bensì le due squadre andrebbero ai rigori per potersi aggiudicare il punto supplementare. Nel caso della seconda partita del girone di ritorno dello scorso campionato, Inter-Chievo, all’andata la squadra veronese si è imposta per 2-0, mentre nella gara di ritorno è stata sconfitta per 3-1, con un computo totale tra andata e ritorno di 3-3. Al triplice fischio si sarebbe andati ai calci di rigore per assegnare il punto supplementare (va anche detto che i minuti finali di Inter-Chievo con una regola simile sarebbero andati diversamente, forse i clivensi sul 2-1 avrebbero preferito difendere il risultato di sconfitta pur di non rischiare e portare a casa 1 solo punto, anziché attaccare per portare a casa 2 punti, il punto del pareggio e il punto supplementare). In caso di arrivo a pari punti nella classifica finale, non si utilizzerebbe più il criterio degli scontri diretti, bensì la differenza reti (che ovviamente non verrebbe contaminata dall’esito di eventuali calci di rigore).
Il concetto imposto da questa riforma porterebbe a un variare di scenari tattici e di gioco molto ampi già nel corso della stessa partita, soprattutto dal girone di ritorno. Mentre nel girone d’andata se una squadra ha la possibilità di fare una goleada contro l’avversaria non si ferma al terzo goal, ma continua a giocare fino al 90esimo. Un altro vantaggio, soprattutto per le squadre impegnate nelle coppe europee, sarebbe di potersi esercitare già nel corso del campionato a battere i rigori, abituandosi a una situazione di tensione, oltre che di giocare tutto il campionato in un’ottica di doppio confronto (pur senza la regola del goal in trasferta). Si offrirebbe anche uno spettacolo migliore per il pubblico, che alla fine di una partita di campionato seguirebbe col cuore in gola i calci di rigore.  Il sistema di assegnazione di punteggio proposti non altererebbe le classifiche, anzi renderebbe un premio maggiore per la continuità e la costanza nell’arco del campionato. Per alcune zone di classifica ci sarebbe maggiore incertezza e in un campionato a 20 squadre, per quanto possa essere squilibrato, difficilmente i giochi sarebbero chiusi a marzo. Un potenziale contro potrebbe derivare dall’atteggiamento delle piccole squadre, che pur di non scoprirsi potrebbero puntare ad ottenere il maggior numero di pareggi possibili, provando a salvarsi coi calci di rigore, comportando un campionato molto tattico, che potrebbe tendere ad un difensivismo estremo nella peggiore delle ipotesi.  
 Ecco a voi come si presenterebbe la classifica della Serie A 2015-16 ricalcolata col criterio del punto aggiuntivo per vincente dello scontro diretto:

L'immagine mette a confronto i punti realizzati e i punti che si potrebbero realizzare con la regola del punto supplementare. A parte, nell'ultima colonna, i punti da determinare tramite calci di rigore
Le posizioni in classifica sono grossomodo immutate, visto e considerato che l’incognita delle sfide terminate ai calci di rigore è di difficile decifrazione. Un dato sorprendente che balza fuori da questa classifica riclassificata è che ben 29 partite su 190 del girone di ritorno si sarebbero concluse coi calci di rigore, che sicuramente in alcuni match sarebbero risultati drammatici.

Stessa cosa nel campionato appena concluso, che però, con ben 24 sfide su 190 che si sarebbero concluse coi calci di rigore. Oltre al fatto che probabilmente l’incertezza data dal punto aggiuntivo  avrebbe fatto sì che molte squadre non mollassero gli ormeggi con largo anticipo, regalando partite più combattute e un campionato più aperto. Ovviamente queste sono ipotesi a posteriori, probabilmente molte situazioni avrebbero avuto una differente evoluzione nel corso del campionato con una simile regola.

Il contesto nel quale si staglierebbe la norma
Negli ultimi anni si è assistito, nei vari campionati europei, a vittorie annunciate e consumate con largo anticipo (basti pensare al PSG 2015-16 o al Bayern dell’ultimo quadriennio) oppure a campionati decisi negli ultimi minuti e aperti agli scenari più improbabili (grossomodo gli ultimi campionati inglesi e spagnoli). Però spesso l’interesse verso un campionato non è spesso dettato dall’ampia partecipazione alla contesa per il titolo (basti pensare al campionato olandese o a quello russo), ma dal livello del gioco e soprattutto dallo spettacolo offerto dai grandi giocatori.
Ovviamente stiamo trattando di una soluzione attuabile nei campionati, mentre sarebbe già di difficile applicazione nelle fasi a gironi delle coppe europee (anche perché le poche squadre e il tempo ridotto nel quale si sviluppa la classifica la renderebbero troppo simile ad una fase ad eliminazione diretta). La norma proposta può ridare interesse ad un campionato quasi chiuso, dando più interesse alle singole partite e agli scontri diretti, ma può anche esasperare una lotta al titolo che potrebbe decidersi per minimi dettagli. Vero è che una simile proposta è tutta da sperimentare nel corso di un campionato, così come è da verificare quali reazioni avrebbe sul gioco e sull’atteggiamento di una squadra nel corso della partita. Per fare un esempio, una squadra, pur essendo in svantaggio nella gara di ritorno, potrebbe puntare a difendere il risultato positivo della gara di andata, consapevole che l’unica cosa che può realmente conquistare sarà il punto supplementare. Oppure potrebbe darsi il caso di squadre che nelle due gare limitino i rischi pur di non perdere l’incontro, per poi giocarsi il punto supplementare ai rigori. Gli allenatori dovrebbero preparare la squadra ad affrontare i continui cambi di scenario all’interno di una stessa partita, preparando piani partita più articolati e maggiormente mutevoli. Infine, questa nuova attribuzione dei punteggi potrebbe modificare lo scouting dei giocatori, almeno nel medio/lungo periodo, infatti molte squadre potrebbero prediligere un portiere più abile nel parare i rigori e soprattutto sarebbe richiesta molta più flessibilità di ruolo ai giocatori per interpretare le varie fasi della partita. I bookmakers, a partire dalle gare di ritorno del campionato, potrebbero aggiungere la possibilità di scommettere se il doppio confronto si concluderà coi calci di rigore o meno. La sfida per innovare il nostro amato gioco è aperta!

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