Continua il nostro viaggio alla scoperta delle principali avanguardie tattiche che hanno rivoluzionato il gioco del calcio. Qui la prima parte, qui la seconda parte, qui la terza parte e qui la quarta parte
Nel corso degli anni Sessanta quasi tutte le squadre giocavano con un libero, un tornante di fascia e due punte. Il nuovo verbo calcistico per certi versi sconfessa il precedente. I venti avanguardisti provengono dall’Olanda, Paese povero di tradizioni, che in quel particolare momento storico vive un momento di rivoluzione culturale, con i moti di Amsterdam del 1965. La rivoluzione si estende a vari campi dello scibile, si va dalla cultura alla scrittura, da leggi più liberali per arrivare al gioco del calcio. Le squadre olandesi non utilizzano ruoli schematici e fissi, ma dinamici e intercambiabili.
Nel corso degli anni Sessanta quasi tutte le squadre giocavano con un libero, un tornante di fascia e due punte. Il nuovo verbo calcistico per certi versi sconfessa il precedente. I venti avanguardisti provengono dall’Olanda, Paese povero di tradizioni, che in quel particolare momento storico vive un momento di rivoluzione culturale, con i moti di Amsterdam del 1965. La rivoluzione si estende a vari campi dello scibile, si va dalla cultura alla scrittura, da leggi più liberali per arrivare al gioco del calcio. Le squadre olandesi non utilizzano ruoli schematici e fissi, ma dinamici e intercambiabili.
Le origini del mito
Nel 1965 l’Ajax sostituisce il tecnico inglese Vic
Buckingham col suo ex centravanti, Marinus Michels. Sin da subito il nuovo
tecnico cerca di imporre la sua rivoluzione calcistico-culturale. Addio 2-3-5
per passare al 4-3-3; preparazione atletica meno basata sulla corsa, ma più sul
lavoro aerobico. Michels lentamente plasma la squadra, riformando il modo di
giocare classico degli Olandesi per puntare su principi di gioco mai applicati
prima di allora. Il suo Ajax sarà una squadra dinamica, volta alla ricerca
dello spazio con tutti gli effettivi, i quali, anziché mantenere un ruolo fisso, si scambiano di posizione in base alle esigenze di squadra.
L’Ajax vince subito il campionato e si qualifica per la
Coppa Campioni. Le squadre olandesi, complice anche la cultura calvinista che
vietava il professionismo, non avevano grande prestigio a livello europeo,
venendo considerate squadre di seconda/terza fascia. L’Ajax nel primo turno ha
vita facile col Besiktas. L’avversario degli ottavi di finale è il temibile
Liverpool allenato da Bill Shankly. L’Ajax dovrebbe essere la vittima
sacrificale dei campioni d’Inghilterra, ma vince per 5-1 l’andata ad Amsterdam
sotto una fittissima nebbia. Questa è la prima vera grande vittoria dell’Ajax
in campo europeo, i Lanceri al ritorno pareggiano per 2-2 superando il turno.
Nel turno successivo l’Ajax subisce una delle sconfitte più
pesanti della sua storia, venendo eliminato dal Dukla Praga, in una sconfitta che è
la cartina di tornasole dei limiti e dei difetti della squadra olandese. In patria
i Lanceri stravincono il campionato realizzando addirittura 122 reti e potendo
disputare nuovamente la Coppa Campioni, ma questa volta l’avventura si concluderà
al primo turno contro il Real Madrid.
L’uscita immediata dalla Coppa Campioni concede all’Ajax la
possibilità di concentrarsi sul solo campionato. Michels può rinnovare la rosa
potendo inserire al meglio i giovani provenienti dal settore giovanile, così da farli integrare al meglio nei suoi schemi e farli crescere nel modo migliore,
tutti ragazzi nati tra il 1947 e il 1951. Oltre a Cruyff, già presente da qualche
anno, entrano in prima squadra Keizer, Neeskens, Rep, Haan, Krol e Suurbier.
L’Ajax vince il campionato per il terzo anno consecutivo qualificandosi
per la Coppa Campioni. L’Ajax elimina il Norimberga, il Fenerbache, il Benfica
e i cechi dello Sparta Trnava. L’Ajax per la prima volta arriva in finale di
Coppa Campioni. In finale i giovani Olandesi dimostrano tutti i loro peccati di
gioventù e vengono battuti per 4-1 dal Milan di Rocco e Rivera. L’Ajax pur di
inseguire il sogno europeo concede minore importanza al campionato, che viene
vinto dal Feyenoord.
Il Grande Feyenoord
In Olanda, grazie alle sue vittorie, l’Ajax impone il "calcio
totale". Molte squadre per mantenere elevato il proprio livello di continuità
adattano il proprio gioco ai principi del calcio totale. In particolare il
Feyenoord riesce ad applicare molti dei principi del calcio totale e nel 1969
ritorna alla vittoria del campionato. In Coppa dei Campioni i Rotterdammers
eliminano il Reykjavik, i campioni uscenti del Milan, il Vorwarts Berlino e il
Legia Varsavia in semifinale, qualificandosi per la finalissima di Milano contro il Celtic Glasgow.
Il Feyenoord allenato da Ernst Happel è una squadra che applica vari principi del totalvoetball. La squadra gioca molto corta e alta, imponendo un ritmo ed un'intensità difficile da contenere per gli avversari. Il portiere Graafland è di fatto uno "sweeper-keeper", che in fase di possesso si allontana di oltre 20-30 metri dalla porta, così da dare copertura ai compagni della difesa. Il leader difensivo è Israel, giocatore fondamentale, che porta il pressing e fa salire la linea difensiva a ridosso del centrocampo. La linea difensiva è composta da giocatori eccellenti dal punto di vista atletico, tali da poter coprire ampi spazi. Il punto di forza della squadra è il centrocampo, composto da tre giocatori di assoluto valore: Jansen, centrocampista completo che si sdoppia nelle due fasi, Van Hanegem, il regista a tutto campo e incredibile tiratore, e la mezzala di possesso Hasil. In attacco domina il centravanti Kindvall supportato dalle due ali Moulijn e Wery. Una squadra estremamente mobile e dinamica, attiva nelle due fasi di gioco.
Il Feyenoord pareggia con Israel l'iniziale svantaggio e completa la rimonta nel secondo tempo supplementare, vincendo per 2-1. Il Feyenoord è la prima squadra olandese a laurearsi campione d'Europa. Nell'autunno dello stesso anno il Feyenoord vincerà anche la Coppa Intercontinentale pareggiando 2-2 in casa degli Argentini dell'Estudiantes de la Plata e vincendo per 1-0 il ritorno casalingo.
Ajax di Michels
L’Ajax nel 1970 vince il suo
14esimo titolo, il quarto nell’ultimo lustro. I meccanismi del calcio totale
sono sempre più affinati e i giocatori sono sempre più affiatati, sviluppando
un copione di gioco spettacolare, ma al tempo stesso efficace. Nel triennio che
va dal 1970 al 1973 la lunga semina di Michels comincia a dare dei bellissimi
frutti.
La vittoria in Coppa Campioni del
Feyenoord fa da apripista al calcio totale ed alla supremazia delle squadre
olandesi in campo europeo e mondiale, infatti tra il 1969 e il 1973 c’è sempre
una squadra olandese in finale di Coppa Campioni e in 4 occasioni su 5 il
trofeo finirà nel Paese fiammingo. Un autentico dominio.
L’Ajax nella Coppa Campioni 1971
è uno schiacciasassi, elimina: KF Tirana, Basilea, Celtic Glasgow e Atletico
Madrid in semifinale; qualificandosi per la finale di Wembley contro il
Panatinaikos allenato da Ferenc Puskas. In Finale gli Olandesi dimostrano tutta
la loro superiorità passando in vantaggio dopo 5 minuti con Van Dijk e dominando a
piacimento per tutta la gara, prima del 2-0 che chiude la gara, firmato Haan.
L’Ajax di Michels è una squadra fondata su solidi principi di gioco. La
squadra si dispone in campo in 30-35 metri posizionando i vari reparti vicini
tra di loro, così da diventare una muraglia impenetrabile e pressare il
possesso avversario con la massima efficacia. Un aspetto secondario della
squadra corta è la linea difensiva, situata sulla linea mediana, che riduce lo
spazio di gioco agli avversari, i quali rischiano di finire in fuorigioco
perdendo di fatto il possesso della sfera. Questo continuo dinamismo della
squadra fa sì che la squadra possa avere un totale controllo dello spazio nei
confronti dell’avversario, riducendolo in fase di non possesso e ampliandolo in
fase di possesso. Il possesso palla, inoltre, non acquisisce solo connotazione
offensiva, ma anche difensiva. Entrambe le fasi di gioco sono svolte organicamente da tutta la squadra, si attacca in undici e si difende in undici. Come dice Sandro Modeo, ogni avanguardia
calcistica deve qualcosa al calcio totale, perché il gioco giocato dagli Olandesi è la madre di tutte le avanguardie.
L’Ajax di Kovacs
Dopo la vittoria della prima
Coppa dei Campioni, Michels va ad allenare il Barcellona. Al suo posto il
presidente Van Praag decide di chiamare il romeno Stefan Kovacs. Kovacs, arrivato all’Ajax, ha l’intelligenza di non voler modificare una macchina
perfetta, ma al massimo di apportare qualche miglioria per farla andare meglio.
La dottrina dei puristi del
calcio totale si divide davanti alla figura di Stefan Kovacs. A detta di Arrigo
Sacchi l’Ajax del 1972, allenato da Kovacs, è il migliore dei tre Ajax campioni
d’Europa. Secondo alcuni detrattori del romeno, i suoi meriti sono zero, in
quanto si è trovato per le mani una squadra già pronta e vincente e con un
sistema di gioco collaudato. In risposta ai detrattori, gli estimatori di Kovacs
fanno presente come la mano dell’allenatore romeno ci sia stata, anche se non
evidente come quella del predecessore, infatti i meriti di Kovacs sono stati
due: l’aver mantenuto compatto lo spogliatoio e un buon rapporto coi calciatori
e l'aver concesso maggiore libertà agli interpreti in campo, in particolare a
Cruyff.
Kovacs dà maggiore libertà ai
vari giocatori, che sono più liberi di assecondare il loro istinto, ormai condizionato
però dal gioco collettivo. Infatti i difensori centrali si alzano a impostare
il gioco coi centrocampisti e i terzini salgono fino alla trequarti per andare al
cross e dare maggiori opzioni di sviluppo all’azione. Cruyff acquista maggiore
centralità e diventa l’uomo ovunque della squadra, ne è il regista e il
finalizzatore, il portatore d’acqua e il rifinitore. L’Ajax gioca con distanze
diverse rispetto a quelle degli avversari, più compatti e soprattutto con
giocatori che cambiano continuamente ruolo e funzione nello scacchiere tattico.
L’Ajax vince ancora la Coppa dei
Campioni nel 1973, in finale a Rotterdam contro l’Inter, e nel 1973 a Belgrado
contro la Juventus.
L’Ajax ha l’abitudine di votare
il capitano, in ritiro all’inizio di ogni stagione. Per la stagione 1972-73 per
la prima volta era stato Cruyff, leader tecnico della squadra, che però non
viene riconfermato per la stagione successiva. Questo evento è alla base del
suo addio alla squadra della sua infanzia, infatti di lì a poche settimane
verrà ceduto al Barcellona. L’inizio della fine del calcio totale.
Intermezzo
“Tutte le grandi squadre hanno dato qualcosa al Calcio.”
Vladimir Dimitrijevic, La vita è un pallone rotondo, Adelphi 2000
Arancia Meccanica
I grandi risultati a livello di
Club, in campo europeo, si riflettono anche a livello nazionale, anche perché l’Ajax
e il Feyenoord, che in quel periodo forniscono quasi tutti i giocatori alla
Nazionale Oranje, sono composti quasi esclusivamente da giocatori olandesi. L’Olanda
si presenta ai Mondiali del 1974 come grande favorita per la vittoria finale.
Gli Olandesi vincono agevolmente
all’esordio con l’Uruguay per 2-0, doppietta di Rep. Pareggiano
sorprendentemente la seconda gara per 0-0 contro la Svezia, nonostante i quasi
venti tiri tentati dagli Olandesi, e fanno un sol boccone della Bulgaria, battuta
per 4-1. L’Olanda accede alla seconda fase a gironi come prima.
Nel secondo girone gli Olandesi
battono per 4-0 l’Argentina, in totale difficoltà per tutta la gara. Gli
Argentini soffrivano tremendamente le continue aggressioni dei giocatori
olandesi, che non lasciavano spazio per le giocate avversarie, mentre in fase di
possesso i Sudamericani non riuscivano a difendere l’ampiezza e la profondità, finendo per andare continuamente in affanno. L’Olanda batte anche la Germania
Est, spauracchio del Mondiale, e nella gara decisiva per andare in finale
battono agevolmente il Brasile per 2-0 con i goal di Neeskens e Cruyff.
L'Olanda del 1974 è composta quasi totalmente da giocatori dell'Ajax, più qualche giocatore del Feyenoord, con in porta il portiere del FC Amsterdam, con allenatore Michels. Il portiere appunto è Jongbloeb, ex tabaccaio e professionista dal 1972: è lì perché bravo nel giocare coi piedi e soprattutto perché più simpatico a Cruyff dell'ex compagno di squadra Stuy. I centrali sono Haan e Rijsbergen, il primo è una mezzala dell'Ajax perfetto per quella posizione per la sua abilità in uscita di palla, mentre Rijsbergen è il difensore centrale del Feyenoord; i due inizialmente non dovevano essere titolari, ma l'infortunio di Israel e Hulshoff stravolse i piani di Michels. I terzini Krol (che giocherà al Napoli e sarà protagonista di una campagna anti-aborto) e Suurbier erano i terzini, due giocatori che spiccavano per doti atletiche e che erano deputati a giocare da ali in fase di possesso e da difensori in non possesso. Il centrocampo è composto per due-terzi da giocatori del Feyenoord che garantiscono qualità, quantità e inserimenti, in particolare da Neeskens che realizzerà 5 reti nella competizione. In attacco, Cruyff, prima punta/tuttocampista, è ovinque e in nessun luogo, è giocatore tanto estetico quanto pratico alle cui spalle agiscono da centravanti-ombra Rensenbrink e Rep. I principi di gioco sono gli stessi del calcio totale e l'Olanda ha a disposizione i migliori interpreti per attuarlo.
Da quella partita comincia il lento declino del totalvoetball. I giocatori che avevano reso grande quel sistema di gioco di lì a poco lasceranno l'Olanda, ma il ricambio generazionale non sarà in grado di sviluppare lo stesso tipo di gioco, ricacciando in soffitta l'avanguardia olandese. Cruyff diceva che giocare a calcio è semplice, ma giocare un calcio semplice è estremamente difficile. Il calcio totale è un calcio semplice, ma attuarlo è estremamente complicato.
Influenze
Il calcio totale ha fatto
innamorare tutti gli amanti del bel gioco. Molti allenatori hanno deciso di
adottare qualche principio di gioco per implementare la loro idea di calcio. In
Italia negli anni Settanta si è ancora lontani anni-luce dalla rivoluzione
sacchiana, ma già cominciano a vedersi sui campi di Serie A alcuni elementi
tattici tipici del calcio totale. Il grande rivoluzionario dell’epoca è Gigi
Radice, che riporta il tricolore in Casa
Granata dopo 27 anni, dopo quel tragico 1949.
In un intervista a Storie di Calcio ha detto: “Siamo stati i primi a fare pressing. Molto
movimento senza palla, il dai e vai in velocità. Quel Toro era una squadra
moderna, che s’ispirava con metodo e chiarezza alla scuola olandese. Il modello
era l’Ajax, il calcio totale, nuova luce e visione in Europa. Quel calcio mi ha
affascinato subito. Già a Cesena cercavo, diciamo pure con buoni risultati, di
portare in campo quelle concezioni. Oddio, è rischioso, non è facile applicare
il fuorigioco, far scattare i meccanismi giusti.”
Il Toro di
Radice è una squadra rivoluzionaria per il calcio italiano dell’epoca, non più
schiavo del catenaccio, ma assoggettato ad una grande attenzione difensiva e a
ruvide marcature ad uomo. Il Torino 1975-76 è una squadra nuova, i cui
difensori difendono a zona fuori dall’area e utilizzano la marcatura ad uomo
solo dentro l’area. Il centrocampo è molto mobile e dinamico, soprattutto
grazie al dinamismo degli esterni Claudio Sala e Zaccarelli. In mediana
agiscono Patrizio Sala con compiti più difensivi e Pecci che col suo palleggio
fa girare la squadra. In attacco ci sono i gemelli del goal, Paolino Pulici e
Ciccio Graziani, i primi attaccanti a portare pressione al possesso di palla
arretrato degli avversarsi. La finalità di questo pressing consiste nello
sviare il gioco avversario sulle fasce dove è maggiormente limitabile così da recuperare
palla in zona avanzata.
Radice è un grande innovatore del calcio
italiano. Infatti pochi tecnici importeranno in Serie A le idee di calcio olandesi,
soprattutto negli anni ‘70. Le idee di calcio totale però in Italia non si
diffondono rapidamente per due motivi, il primo è perché fino al 1980 gli
stranieri sono esclusi dalla Serie A; il secondo è una conseguenza del primo,
perché la stragrande maggioranza dei calciatori italiani non sono in grado di
poter giocare un simile ritmo di calcio molto dispendioso e atletico. Con la
riapertura delle frontiere le idee olandesi avranno particolare attuazione in
alcune squadre, in particolare con Nils
Liedholm che vincerà lo scudetto con Milan e Roma. Prima della rivoluzione
imposta da Arrigo Sacchi.
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